albertina sanvitale

 Una donna

in una famiglia, nella Storia, per l’Educazione

– una donna

Albertina di Montenovo Sanvitale era figlia del Conte Alberto Adamo di Neipperg e della Duchessa di Parma Maria Luigia. Era nata il 1 maggio del 1816, pochi mesi dopo l’arrivo ufficiale della Duchessa nel suo nuovo territorio, il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla appunto, che le era stato assegnato dal Congresso di Vienna dopo la definitiva  uscita di scena di suo marito Napoleone Bonaparte. Il legame sentimentale tra Maria Luigia e Neipperg è stato profondo e duraturo e potè essere ufficialmente coronato dalle nozze segrete solo nel 1821 alla morte di Napoleone. Albertina ha sofferto molto nella sua infanzia, così come il fratello Guglielmo , nato nel 1819, del non poter essere ufficialmente riconosciuta e trattata dai genitori come figlia legittima. L’unico segno ufficiale del legame con il padre stava nel cognome Montenuovo, traduzione del tedesco Neipperg.

il matrimonio

Nel 1833 Albertina sposò il Conte  Luigi Sanvitale, consigliere della madre ed entrò così in una delle famiglie più prestigiose della nobiltà parmanse.

Albertina abbracciò subito le idee progressiste del marito, protagonista del risorgimento provinciale  e gli è sempre stata vicina prendendo sempre più consapevolezza del suo ruolo non solo famigliare ma anche sociale e politico

 

le lettere

Albertina ogni giorno si dedicava alla sua corrispondenza e scriveva a tutti i suoi cari. Oggi, grazie all’enorme numero di lettere che ci ha lasciato, della sua vita sappiamo quasi tutto. Ci sono le lettere dell’infanzia metà in francese e metà in un italiano a volte scorretto che scriveva al suo maestro e precettore. Ci sono le infinite lettere che scriveva alla madre, spesso lontana e occupata negli affari del ducato e del suo ruolo politico. Ci sono le lettere per le amiche con i racconti dei pranzi, delle scampagnate, dei passatempi. Ci sono le lettere al marito Luigi Sanvitale che testimoniano non solo l’affetto coniugale tra i due, ma anche la progressiva presa di coscienza da parte di Albertina del suo ruolo di Contessa di Fontanellato e delle sue responsabilità verso i paesani e la gestione del territorio. Per questo ci sono lettere che riguardano la gestione dei fittavoli, dei mezzadri, dei raccolti, la produzione del vino, compresi i consigli per l’aggiunta dello zucchero, le spese per la casa e per le cucine. Ci sono poi le lettere ai figli che, come le lettere di tutte le madri raccomandano di non prendere freddo e di mangiare a sufficienza. Dalle sue lettere sappiamo che amava , teneramente ricambiata, il padre che chiamava Monsieur e che amava la madre pur avendo sofferto della sua assenza soprattutto nell’infanzia e  nella sua educazione di giovane donna. Amava la sua bambinaia, il fratello finito a combattere sul fronte austriaco, le amiche anche se a volte cercavano per mezzo di lei raccomandazioni a Maria Luigia, il marito patriota, che la lasciava troppo spesso sola per lavorare in Piemonte al nascente Regno d’Italia. E amava i suoi figli, Albert lontano a combattere, la piccola Louise e la piccola Marie perse troppo presto e Stefano. E amava la sua casa, la sua Fontanellato e i suoi abitanti per i quali sempre ha cercato condizioni migliori

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Responsabile, impegnata

 Il ritratto che ne risulta è quello di una donna colta, coraggiosa, che si è dedicata con grande senso di responsabilità e passione ai suoi doveri. Una donna che ha amato, che è stata amata e che ha sofferto profondamente per la perdita dei suoi cari, per la solitudine che l’ha sempre accompagnata. Una donna che si merita, oggi, di essere ricordata per il suo impegno sociale, per aver voluto fortemente una scuola per ragazze, per dar loro la possibilità di essere riconosciute come persone grazie alle loro capacità e alla loro educazione