Dialoghi nel buio

Il 27 ottobre ci siamo recati a Milano per partecipare a 2 attività formative. Dopo una turistica e piacevole passeggiata per le vie milanesi ci siamo trovati davanti a un elegante palazzo che riportava la scritta “Istituto Dei Ciechi”. Appena arrivata mi sono sentita avvolta dalla curiosità mista alla preoccupazione; nella mia mente risuonava una vocina: “sarai all’altezza di cavartela al buio?”, “che succede se cadi e nessuno se ne accorge?”, “E se ti facessi male sbattendo contro qualcosa? Risulteresti goffa oltre che a sbadata”, “Chissà che storia avrà da raccontare la guida che ci accompagnerà durante il percorso”.

Durante l’attesa mi sembrava di essere sulle giostre: in alcuni momenti l’ansia si faceva silenziosa e si chiudeva in un angolo della mia mente, in altri momenti si faceva padrona dei miei pensieri e io, per scacciarla, provavo a ridere con i miei compagni. I 45 minuti di attesa passavano velocemente tra chiacchiere, spuntini e partite a carte.
Quando chiamarono il mio gruppo una carica di adrenalina attraversò il mio corpo, saltai in piedi e stampai un sorriso sulle mie labbra. Poggiammo gli zaini negli armadietti confrontandoci sull’esperienza che stavamo per fare per un’ultima volta; dopo essere entrati nel corridoio, muniti di bastoni, mi resi conto che la successiva ora della mia vita sarebbe stata intensa e istruttiva, che non poteva succedermi nulla di male all’interno di quelle sale e che mi dovevo concentrare sulle emozioni che provavo perché mai più le avrei provate nella mia vita.
Arrivammo nella sala in cui si trovava la nostra guida, la signora Rosaria, che ci accolse e chiacchierò con noi per qualche minuto, spiegandoci l’importanza degli altri sensi e dell’attenzione alla percezione della realtà senza la vista; ciò mi fece sentire a mio agio, colsi, nel tono della guida, la sua disponibilità a qualsiasi domanda o qualsiasi richiesta di sostegno. Così iniziammo l’esperienza.

Personalmente provavo a mettere in atto i comportamenti che Rosaria aveva chiesto, ovvero attenzione ai rumori, che ci dovevano guidare lungo la via, e confronto su ciò che stavamo toccando o annusando, ma ho avuto un po’ di difficoltà ad abituarmi ad un ambiente totalmente buio e spaesante come quelle stanze.

La prima camera rappresentava un parco: le mie mani toccavano le canne di
bamboo, sentivano i particolari della corteccia, le mie orecchie ascoltavano
il lieto e delicato canto degli uccellini, il rapido scorrere dell’acqua e il
piacevole ticchettio dei sassolini che scandivano ogni passo. La mia mente si
concentrava solamente sull’attenzione ai minimi rumori, a ciò che afferravo
e che analizzavo, dimenticandosi delle preoccupazioni che mi suscitava
questa esperienza in precedenza.
La mia curiosità aumentava di stanza in stanza e così anche la spontaneità
dei movimenti, che si erano sciolti e mi permettevano di agire nello spazio
con più sicurezza.

Tra tutte le realtà che Rosaria ci ha fatto provare ho apprezzato in particolare quando ci ha “portato in una strada”; in quel momento ho vissuto in modo completamente nuovo e affascinante una semplice e, fino a quel momento ritenuta banale, passeggiata per la città. I rumori assordanti dei lavori sui marciapiedi, le macchine e anche la folla in sottofondo mi hanno confusa molto e messa alla prova: non sapevo dove dovevo andare vista la quantità di rumori che mi circondavano. Inoltre, alla domanda di decifrare quale fosse l’azienda produttrice di una moto nella stanza, mi sono sentita risoluta e competente nel “leggere” la scritta che ne indicava l’azienda (Suzuki).

Un’altra attività che ho apprezzato è stato il gioco che Rosaria ci ha
proposto: eravamo attorno a un tavolo rotondo e dovevamo chiamare un
compagno nel gruppo, che rispondeva con “Sono qua”, e a quel punto
(basandosi sulla provenienza della voce) si doveva passare la palla con i
sonagli al compagno chiamato. Questa attività mi ha permesso di
immedesimarmi in un bambino cieco che gioca a palla con gli amici,
facendomi sentire serena e libera come quando ero piccola.

L’ultima stanza che abbiamo attraversato è stata il bar, dove ci siamo
fermati a ordinare e a conversare con il barista e Rosaria. Stare seduti ad un
bar e non vedere il volto dei compagni che ridono mi ha colpito poiché anche
se non vedevo la loro espressione con gli occhi la mia mente la proiettava
sulle palpebre.

Ho trovato questa attività molto riflessiva e stimolante; le emozioni che ho provato all’interno delle stanze erano suggestive e uniche. Una volta uscita mi sono resa conto di quanto io, quasi per magia, seppur non vedendo le stanze che mi circondavano le avevo immaginate; nella mia mente avevano un colore, una forma, un materiale specifico. Fare questa esperienza mi ha fatto comprendere per davvero che nulla va dato per scontato, nemmeno qualcosa che usiamo ogni giorno, nemmeno il tenere la mano di un compagno quando ha paura e nemmeno vedere il sorriso di chi ci sta accanto.

Re-evolution park

La seconda attività del giorno 27 ottobre è stata quella del Museo Civico di Storia Naturale di Milano.
L’attività nello specifico si è svolta nei Giardini di Porta Venezia, un grande parco pieno di vita. Quando abbiamo iniziato l’esperienza, devo essere sincera, una parte di me era rimasta alle elezioni, che mi avevano resa tanto fiera e stimolata; grazie a questo infatti avevo iniziato l’esperienza prendendo appunti e ascoltando con tanta attenzione le parole della nostra guida, un paleontologo.

visore al re-evolution park

La guida ci ha trascinati nella storia della Terra. Esso infatti metteva così
tanta passione e interesse in ciò che diceva e faceva che veniva automatico
prestare attenzione a ciò che raccontava. La curiosità aumentava e
l’attenzione si rafforzava ogni volta che la guida poneva domande alla classe
e interagiva attraverso battute e paragoni.
L’esperienza, oltre che alla presenza di una guida, prevedeva l’utilizzo di
visori di realtà virtuale che permettessero di osservare “da vicino”
l’evoluzione del nostro pianeta, una caratteristica particolare e innovativa
che univa la storia della Terra, le grandi scoperte e i grandi avvenimenti a
una nuova tecnologia che permette di vivere le esperienze in “prima
persona” .

I diversi video, che avevano lo scopo di illustrare le parole della guida,
componevano nella mia mente una grande mappa concettuale che schiariva
ciò che avevamo già visto in classe. I video però seguivano delle spiegazioni
specifiche, che avvenivano in luoghi specifici del parco: per esempio il
primo video, che riguardava la formazione del pianeta Terra, del Sole e degli
altri pianeti, lo abbiamo visto davanti al planetario del giardino (Civico
Planetario Ulrico Hoepli). Questa organizzazione ci faceva attraversare tutto
il parco in una affascinante passeggiata nella natura; inoltre mi aiutava a
separare gli argomenti in fasce temporali e a creare uno schema di date e
avvenimenti.

Ogni scoperta e avanzamento nella storia della Terra mi ha catturata e trasportata indietro a miliardi di anni fa, come se io fossi presente in prima persona. L’esperienza è poi terminata con una riflessione su quello che stiamo facendo noi oggi al pianeta, formando domande nella mia mente che ancora mi pongo. Penso che l’organizzazione del percorso fosse molto favorevole alla comprensione degli argomenti e ho ammirato molto questa particolarità.

Sulla via del ritorno ho provato una sensazione di onniscienza, creatasi dopo l’attività di Re-evolution park, che mi ha motivata anche per i giorni successivi.