“Storie di coraggio e libertà. La costante attualità della lotta contro la violenza di genere” è il titolo
di un incontro che si è svolto in Aula Magna il 7 marzo scorso e a cui hanno partecipato le classi
3^H e 3^M.
L’evento si inserisce nel ciclo “Le interviste della legalità. Storie di impegno per la giustizia tra
passato e presente”, una serie di seminari frutto della collaborazione tra il circolo culturale “Il
Borgo” e l’Osservatorio Permanente della Legalità dell’Università di Parma, e ha visto la
partecipazione di operatrici del centro antiviolenza di Parma e dell’associazione “Maschi che
s’immischiano”.
Attraverso le parole di Monica Cocconi (responsabile scientifica dell’Osservatorio Permanente
Legalità e professoressa di Diritto amministrativo), Lucia Mirti (vicepresidente del circolo culturale
“Il Borgo” di Parma), Anna Chiara Nicoli, (collaboratrice dell’Osservatorio Permanente Legalità),
Chiara Cacciani, (giornalista attivamente impegnata nella sensibilizzazione contro la violenza di
genere e unica donna tra i fondatori dell’associazione “Maschi che s’immischiano”) e tre operatrici
del Centro antiviolenza di Parma, le studentesse e gli studenti del nostro liceo hanno avuto la
possibilità di conoscere la storia di Lea Garofalo, vittima di mafia e della violenza di genere, il cui
terribile femminicidio da parte del compagno, infatti, è anche a un tempo una spietata vendetta della
‘ndrangheta.
Fare memoria del sacrificio di Lea, e anche del coraggio della figlia Denise, ha permesso di
intrecciare, così, due date: l’8 marzo (quindi tematiche relative alle questioni di genere e in
particolare alla violenza) e il 21 marzo (Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle
vittime innocenti delle mafie).
L’esempio di coraggio di Lea Garofalo trascende l’ambito della violenza mafiosa per toccare le
donne del presente se si pensa che, solo nel 2022, oltre 20.000 donne hanno chiesto aiuto ai Centri
antiviolenza.
Ricorda Anna Chiara Nicoli: «In una delle rare interviste rilasciate nel 2012, Denise Cosco diceva
“Io non voglio nascondermi, non siamo noi testimoni di giustizia a dover essere protetti, noi
abbiamo fatto il nostro dovere…solo loro, gli uomini e le donne della ‘ndrangheta a doversi
nascondere, ad essere fermati…io sono una donna, giovane; e voglio vivere libera di studiare, finire
il liceo linguistico, laurearmi in lingue orientali…voglio vivere, amare…voglio avere la libertà di
essere felice… anche per mia mamma”.
La storia di Lea Garofalo e di sua figlia Denise oggi appartiene a tutti. Una storia che ci insegna che
la libertà femminile, in tanti contesti, anche nel nostro paese, non è scontata: e non bisogna mai
dimenticarsene, mai rimanere indifferenti. Per molte quella libertà non c’è più. Per molti e molte,
invece, “C’è ancora domani”: da vivere, da danzare, da partecipare, da sostenere.
C’è ancora domani e domani c’è una strada, una piazza dove camminare insieme».
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