“Es el camino lo que cambia nuestras vidas, no la meta”

“È il percorso che cambia la nostra vita, non la meta”. Questa la filosofia dei viaggiatori diretti a Santiago de Compostela, il cammino che ha inaugurato gli itinerari culturali del Consiglio d’Europa: “Per secoli, i pellegrini hanno potuto scoprire nuove tradizioni, lingue e stili di vita, tornando a casa con un ricco bagaglio culturale, un evento raro in un’epoca in cui i viaggi a lunga distanza esponevano il viaggiatore a grandi pericoli. Il Cammino di Santiago funge sia da simbolo, riflettendo mille anni di storia europea, sia da modello di cooperazione culturale per l’Europa nella sua globalità”.
Sono tanti i cammini che portano a Santiago. Per noi, un gruppo di quattro docenti e sei studentesse del Sanvitale, era solo il punto di partenza della mobilità Erasmus; e ci siamo arrivati in aereo. Saltando la fatica del cammino, abbiamo assistito alla messa nella cattedrale, che accoglie i pellegrini al termine del viaggio; a nessuno di noi, credenti e non, è però sfuggita la spiritualità che aleggiava tra i presenti, un’energia intensa, una concentrazione carica di domande. Si cammina per incontrare sé stessi, ci si allontana nello spazio fuori per penetrare meglio in quello interiore. E questo, prima di essere un tema cristiano, è dimensione universalmente umana.


Da Santiago ci siamo poi spostati nella nostra base, La Coruña, città atlantica con un “Paseo marítimo” di 15 km. Più che la formicolante città di mare tipica del Mediterraneo, ci è sembrata un elegante città svizzera su un lago.
Soprannominata “la città di cristallo”, per le caratteristiche “galerias”, verande chiuse da vetrate sulle facciate delle case. Qui abbiamo provato le specialità del posto, il polbo á feira, il raxo, le zamburiñas. Una nostra studentessa ha poi scoperto una “piadineria riminese” e l’abbiamo persa.


Ma cosa vuol dire essere docenti e studenti nell’estremo lembo occidentale dell’Europa? Siamo qui anche per capire questo. Qualche giorno di permanenza non permette di comprendere a fondo un sistema scolastico, ma serve comunque ad afferrare qualcosa.
Nella scuola CPI “O Cruce” di Cerceda abbiamo colto un approccio basato più sulla pratica che la teoria, la centralità del “learning by doing”; un’attenzione all’inclusività favorita dalle nuove tecnologie (intelligenza artificiale, programmazione robotica, postazione radio per podcast, lancio di “razzi”); una grande libertà da lacci burocratici.
Il 9 maggio, festa dell’Europa, abbiamo visitato la scuola Urbano Lugris e le nostre studentesse hanno partecipato alla simulazione di un dibattito al parlamento europeo, in lingua inglese. Una sfida imprevista, accolta con responsabilità, conclusa in modo brillante!
Sono state istruttive anche altre due attività: la visita alla Facoltà di Scienze dell’Educazione, dove abbiamo apprezzato la qualità della formazione universitaria per futuri insegnanti, assistendo alle performance conclusive di un corso di didattica teatrale; la visita guidata ad una fabbrica del gruppo Jevaso, importante nodo di un distretto economico del tessile celebre in Europa, con marchi come Zara e Mango.


Per concludere, ricordiamo la nostra partecipazione alla manifestazione “Correlingua”. Si è tenuta presso la Torre di Ercole, un faro sull’Atlantico di epoca romana, patrimonio Unesco ed icona cittadina. Una festa partecipatissima, piena di manifesti, bandiere, musica e slogan che affermavano l’orgoglio per la lingua e la cultura galiziana, sentite non come alternative, ma come complementari, all’identità nazionale, spagnola-castigliana. La cura delle radici che non pregiudica l’appartenenza ad un più vasto insieme. Una via percorribile contro le tentazioni sovraniste, segno che si può essere italiani (o slovacchi, danesi, rumeni, tedeschi) e contemporaneamente europei.

Massimiliano Rossi