Un bel gruppetto di ragazze e ragazzi delle nostre classi quinte all’Auditorium Paganini per partecipare alla terza edizione di

Vivere e non sopravvivere – La Giustizia Riparativa:
la storia, il linguaggio, la parola, l’ascolto

 

Locandina Vivere e non sopravvivere

 

 

mentre i loro compagni di casse seguono la diretta da scuola, dalla propria classe: non c’è posto per tutti per ascoltare

Agnese Moro, figlia dello statista Aldo ucciso dalle Brigate Rosse,

Giorgio Bazzega, figlio del poliziotto Sergio ucciso dal brigatista Walter Alasia in un conflitto a fuoco,

Manlio Milani, marito di Livia Bottardi morta nella strage di Piazza della Loggia a Brescia,

Franco Bonisoli, ex brigatista componente del comitato esecutivo delle BR,

Adriana Faranda, membro della colonna Romana delle BR

Fiammetta Borsellino figlia del giudice Paolo ucciso dalla mafia.

Incontro organizzato da Max Ravanetti e promosso dal Comune di Parma, insiemea Cgil Parma e all’associazione Rinascimento 2.0. Moderatore il  giornalista e saggista Gad Lerner.

La proposta di partecipazione a questa iniziativa ha suscitato da subito interesse, curiosità, voglia di conoscere e di confrontarsi su un ambito complesso, difficile, anche divisivo come quello della giustizia riparativa. Un percorso partito qualche settimana fa con alcuni incontri introduttivi densi e coinvolgenti nelle classi interessate (5A, 5D, 5E, 5F,5G,5H, 5I, 5L) con Max Ravanetti e Giorgio Bazzega, a cui va il nostro grazie.

 

 

 

 

Una opportunità preziosa per conoscere un periodo storico, quello degli anni ‘70 e delle stragi di mafia del ’92, che a scuola non sempre si riesce a trattare in modo adeguato, ma
soprattutto per riflettere sulla valenza profonda del linguaggio nelle relazioni umane, sociali, politiche. Il racconto di chi ha vissuto sulla propria pelle la violenza che un giorno,
“quel giorno”, ha stravolto completamente la loro vita per sempre e che ha la forza e la generosità di fare diventare pubblico un vissuto privato, doloroso, difficile, tormentato,
lacerante permette di vedere come sia possibile una narrazione diversa, un linguaggio altro, parole che non ti aspetti: al posto di quelle che sembrano più naturali, ovvie, quasi
più giustificabili che esprimono odio, sete di vendetta, rancore, disgusto, muro, divisione, nella logica dello “sbatterli dentro buttando via le chiavi”, un lessico che ha a che vedere con
la riparazione, il ricucire, il dialogare, l'incontrarsi, il riconoscersi. Il riconoscersi come esseri umani: è una prospettiva sulla detenzione e sulla giustizia che aiuta mantenere la
barra dritta rispetto alla dignità della persona, di ogni persona, e a maturare uno sguardo
critico e costruttivo sulla realtà, ogni realtà.

 

Per saperne di più

La registrazione dell’evento